È il 1983 quando Franz Paludetto acquista il Castello di Rivara ai piedi delle Alpi piemontesi. Comincia con lui una stagione di mecenatismo che consacra nuovamente questo luogo come avamposto di sperimentazione di arte contemporanea. Un secolo prima un cenacolo di artisti aveva iniziato una rivoluzione pittorica sul paesaggio dipinto dal vero: da tutta Europa erano giunti per fondare la Scuola di Rivara. Tra questi vi era Alfredo D’Andrade. Il pittore portoghese, anche restauratore del castello, divenne in seguito un architetto noto in tutta Europa. Alla ricerca dei suoi disegni, una giovane artista scopre la dimensione privata di tale spazio ormai diventato museo. In questo luogo sospeso nel binomio bellezza-decadenza, la ragazza conosce Franz, l’attuale castellano, e lo spinge a imprimere sulla pellicola le sue memorie. Mentre sono evocate le grandi imprese dell’Italia del secondo Novecento, emerge anche una confessione intima: da quando, nel dopoguerra, il Paese si era aperto a nuove prospettive sociali, Franz aveva deciso di dedicare tutta la sua esistenza alla ricerca della bellezza come riscatto dal trauma del fascismo. Nel corso di un racconto lungo un decennio si vede la giovane crescere, mentre il gallerista, che si impossessa dei suoi ricordi, si avvicina alla morte. 

Il Re Fanciullo è un documentario e, allo stesso tempo, una fiaba. Indaga l’origine e le trasformazioni del Castello di Rivara attraverso le vicende umane di coloro che lo hanno abitato nel corso della storia. Dopo diversi decenni di fervida attività culturale, il luogo è entrato in una fase di riposo, assecondando la vecchiaia del suo castellano, Franz Paludetto. Lo sguardo su di lui, scelto come corpo narrante, tenta di cogliere l’ordinarietà della sua biografia in un’architettura tanto straordinaria per la creazione di un’opera-testamento. L’intento del film è anche quello di connettere i personaggi del presente a quelli del passato e del futuro, operando nella stratigrafia del tempo come in uno scavo archeologico per sublimarne la memoria. Si recuperano così tre segmenti diversi di storia: l’esperienza del Cenacolo di pittura di fine Ottocento, che aveva inventato un verde peculiare per quei paesaggi subalpini; l’arrivo di Franz, un secolo dopo, che ha salvato il castello da un progetto di speculazione edilizia e riportò l’arte al suo interno; la residenza dell’ultima artista, ospite al castello nel decennio che si è appena chiuso con la morte del protagonista. Tra la necessità documentale e l’indagine introspettiva, il film è girato con dispositivi filmici del passato, pellicola 16mm e nastro magnetico, per spaziare tra frammenti d’archivio e una visione sognante della realtà contemporanea.

Regia
Alessandra Lancellotti
Soggetto
Alessandra Lancellotti
Sceneggiatura
Alessandra Lancellotti
Fotografia
Enrico Masi
Montaggio
Enrico Masi, Carlotta Guaraldo
Musica originale
Héctor Cavallaro (Colonna sonora); Héctor Cavallaro, Laura Loriga, Nicola Negrini, Daniela Pes (Musicisti)
Suono
Jacopo Bonora (Mixage)
Altri credits

Enrico Masi (Supervisione artistica); Ludovica Sechi, Virginia Sellari, Tomas Rigoni (Graphic Design); Danilo Monte (Color Grading).

 

Interpreti

Franz Paludetto

Produzione esecutiva
Davide Paludetto
Produttore
Stefano Migliore, João Pedro Amorim
Produzione
Caucaso, Tempestade
con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund - sviluppo dicembre 2021; in collaborazione con Archivio Nazionale Cinema D’impresa e Castello di Rivara
Assistente alla regia
Tecla Chiomio
Assistente di produzione
Alice Solinas
Vendite internazionali
Ant!dote Sale
Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio 2024