In una città del nord Italia ogni anno arrivano centinaia di migranti stagionali, tutti di origine subsahariana in cerca di lavoro nella frutticoltura. Vengono ospitati in un campo di accoglienza che sorge sulle terre espropriate a un contadino, ormai rintanatosi in un piccolo recinto, tra macchinari immobili, il suo camper e i suoi cani.

Il documentario racconta due sconfitte attraverso lo sguardo di due autori, “il campo” di Matteo Tortone e “il recinto” di Andrea Fenoglio. Due storie di delusione, isolamento e speranze disattese, ma non ancora abbandonate.

I due punti di vista estremi di una realtà sola, resa vivida da linee di contatto che hanno origini profonde e che trascendono distanze spaziali e sociali: di fronte ad una realtà che isola, depreda, rinchiude, sfrutta e distorce le logiche produttive; i braccianti africani e il contadino si trovano faccia a faccia con le loro necessità più prepotenti: mangiare, espletare i propri bisogni, cercare affetto, sopravvivere. Un uomo senza terra è solo un uomo, in balia di circostanze sempre più avverse.

Il sorriso malinconico dei migranti è rivolto indietro a un luogo, lontano nello spazio. Quel che resta dell’entusiasmo del contadino invece, guarda a un tempo che non c’è più, al padre di suo padre e alla terra che è la loro memoria. Questi i personaggi del film che vediamo vivere e sopravvivere su campi avversi.

Su campi avversi eÌ€ il risultato di una ricerca su due fronti e a due voci, per ritrovare l’umano in un territorio ideologico come quello delle migrazioni e della crisi agricola e non
solo, del bracciantismo, dello sfruttamento sociale e ambientale. L’astrazione permette di isolare due storie lontane e intrecciate, senza perdersi nell’enumerazione delle cause, senza addentrarsi sul sentiero complesso delle proposte. I migranti subsahariani protagonisti e il contadino piemontese sono simboli di una condizione, ma anche eccezioni. Martin e i braccianti stagionali, le loro speranze disattese e il loro isolamento, non sono il pretesto per un confronto tra i poli di un dramma sociale, sono solo uomini, reali, effetti collaterali contigui di una crisi globale e locale che coinvolge tutti gli abitanti del territorio. Non eÌ€ cio che differenzia le loro situazioni, il loro modo di soffrire o di reagire, ma le loro affinitaÌ€ a permettere di ricostruire la loro umanitaÌ€. Il film vuole restituire voce e dignitaÌ€ a due storie
che non sono per forza esemplificative, ma offrono una fotografia materica, cruda di alcuni dei personaggi che popolano la scena contemporanea.

Quella di Martin eÌ€ siÌ€ una storia simbolo di una generazione che si eÌ€ “mangiata tutto”, ma allo stesso tempo l’affresco di un’esistenza a sé stante: un uomo, con un contorno ben
definito, con i suoi eccessi e i suoi errori. Nel campo, le telefonate, i dibattiti, le confessioni davanti alle tende, i silenzi sono rivelazioni intime e senza tagli, quasi rubate a quegli uomini in stallo.

Su campi avversi eÌ€ il capitolo piuÌ€ recente del progetto crossmediale nato nel 2013 La Terra che connette, che vuole offrire nuove prospettive di osservazione dell’incontro
scontro tra migranti stagionali e autoctoni sullo scenario di quello che eÌ€ il terzo comparto frutticolo italiano, il saluzzese, attraverso gli strumenti del cinema e del web blogging. A differenza pero di altre fasi del percorso, in questa sede non si indagano le ragioni ambivalenti di un disagio sociale ed economico, ma si mette al centro il dramma dell’uomo, le sue peculiaritaÌ€, le sue contraddizioni, le sue esagerazioni e soprattutto l’isolamento, indotto o cercato e la spossatezza di fronte a un tempo che non passa, che non risolve, ma peggiora solo le cose.

In questo scenario di ruoli e dolori così diversi, ma così intrecciati al destino di questa terra, non si cerca un dialogo tra i due estremi della storia: Martin e i migranti protetti e
isolati dai loro rispettivi “recinti”, confortati dai loro reciproci “campi”, non si incontrano e non si scontrano. Le loro esistenze, ridotte ai bisogni essenziali dalle loro rispettive strade avverse, scorrono lentamente, parallele e speculari. L'autoctono e il migrante, che vivono ai margini del terzo comparto frutticolo nazionale, diventano in questo modo metafora delle frontiere continentali e i luoghi che abitano allegoria dei paradigmi della gestione di un territorio frammentato e discontinuo: il campo e il recinto.

Allo stesso tempo ci sembra, scavando un altro poco, di vedere che i migranti e il contadino autoctono abitino in realtà i medesimi "campi avversi" e così reinterpretiamo in chiave "olistica" il titolo del film. Quello che sembrava un elemento di separazione e contrapposizione, diviene elemento di unione o per lo meno di contingenza. Una visione inedita di quello che sta succedendo alla società italiana, a cominciare dai margini, dalle periferie, dalla provincia. Rimanendo intimamente legato alla quotidianità degli uomini e dei luoghi che racconta, il film in due parti, mostra i legami indissolubili tra locale e globale, evidenziando come la raccolta delle pesche e delle mele del nord Italia possa influenzare la coltivazione di un campo di arachidi in Burkina Faso.

Regia
Andrea Fenoglio, Matteo Tortone
Soggetto
Andrea Fenoglio, Matteo Tortone
Sceneggiatura
Andrea Fenoglio, Matteo Tortone
Fotografia
Francesca Cirilli (Color correction)
Montaggio
Matteo Tortone, Andrea Fenoglio. Alessandro Zorio (Supervisione al montaggio).
Musica originale
Rodolfo Mongitore e Giorgio Ferrero
Suono
Mybosswas, PLUS (minus&plus)
Altri credits
Irene Dionisio (regia della seconda unità per la prima parte del film). Mara Moioli, Giulia Frangione, Paolo Cafferati (Riprese con il drone). Olga Tranchini (Graphic design). Andrea Fenoglio, Matteo Tortone, Donatien Léngane e Stefania Dolce (Traduzioni).
Interpreti
Tim Parfait, Martino Giletta, Salif Boussim, Ayouba Sare, Donatien Lengane, Mohammed Elsafi.
Produzione esecutiva
Andrea Fenoglio
Produttore
Andrea Fenoglio
con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario - sviluppo dicembre 2013, produzione dicembre 2014), della Caritas Diocesana di Saluzzo, della Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo, della Fondazione CRC, della Fondazione CRT, della Compagnia di San Paolo e dell'Otto per mille Chiesa Valdese. E con il contributo di F.A.V.L.A. – Fondo Assistenze Varie Lavoratori Agricoli – Cuneo, Fondo Privato (Progetto Partecipato) dell'ex consigliere regionale Fabrizio Biolè, Sindacati della provincia di Cuneo: Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil, Fondazione CRS, Emmaus di Cuneo, Slow Food Piemonte e Valle d'Aosta, Coldiretti provincia di Cuneo, Arci Piemonte, Acli provincia di Cuneo e Comune di Saluzzo
Assistente al montaggio
Riccardo Fasano
Contatti
Andrea Fenoglio (Produzione Spinosa)
Ultimo aggiornamento: 12 Aprile 2017