In una fredda notte di fine secolo, Vittorio Bersezio, fondatore nel 1867 della Gazzetta Piemontese che nel 1894 diventerà “La Stampa”, incontra per caso un vecchio amico: Domenico Cappa, fedele guardia del corpo di Camillo Cavour e in seguito maresciallo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.

Torino, una città improvvisamente invasa da una forte recrudescenza di criminalità (per la miseria e disoccupazione provocate dallo spostamento della Capitale a Roma), per lui non ha segreti.

E accade spesso che certe notizie di prima mano le passi all’amico Bersezio che a sua volta le pubblica sul suo giornale.

Quella notte profonda e intera degli anni ’90 dell’Ottocento è per loro l’occasione di ricordare i tempi passati: il Direttore del giornale chiede all’amico Domenico di salire nei suoi uffici come faceva un tempo.

Cappa accetta con piacere e si ritrovano…nella redazione de “La Stampa” di oggi, in via Lugaro 15.

Ma il salto spazio-temporale è soltanto apparente. I due si sentono completamente a loro agio in quella situazione straniante, anzi non ci fanno alcun caso: perché lo spazio ideale, simbolico e intellettuale è lo stesso, La Stampa di Torino.

Ora dopo ora ripercorrono alcuni casi clamorosi che avevano condiviso insieme durante il loro recente passato. È l’occasione per lo spettatore di scrutare l’ex capitale d’Italia sotto una luce imprevista, molto diversa dai toni e sfumature celebrative che la storia insegnata nelle scuole ci ha consegnato.

La Torino di questo film è obliqua, opaca, ci prende alle spalle nel buio e ci sorprende. Come quella vicenda di una coppia assassina giovane, bella e insospettabile, Dominique Rossignol e Virginia Catella, che terrorizza Torino per alcuni mesi di un maledetto 1869. Lei, elegante e con un barboncino bianco, seduce uomini abbienti che incontra per Torino mentre lui li massacra a bastonate nel momento in cui si sentono più tranquilli e compiaciuti della loro seducente nuova giovane conquista. L’ultimo ricordo di un sopravvissuto è proprio quello di un cagnolino bianco e questo dettaglio permette a Domenico Cappa di risalire alla coppia che sconvolse Torino.

Alla fine di questo viaggio al “Termine della Notte” di Torino, dove passato e presente continuamente si sfiorano, lo spettatore si potrà chiedere se davvero tutto sia cambiato da allora.

La forma del presente e dell’avvenire, ben rappresentate dalla modernissima redazione de La Stampa attuale che avvolge e forse “incombe” sui due protagonisti reclamando, promettendo e denunciando radicali e profondi cambiamenti rispetto al lontano passato, è in realtà soltanto una illusione di progresso e di mutazione culturale e storica?

Il cuore nero dell’uomo, forse, è immune al cambiamento?

Regia
Michele Burgay
Soggetto
Gianni Oliva
Sceneggiatura
Gianni Oliva
Fotografia
Daniele Trani (Direttore della fotografia); Daniele Trani (Colorist)
Montaggio
Michele Burgay
Costumi
Antonella De Grandi (Costumista); Sartoria Devalle (Costumi); Fernanda Gionco (Aiuto costumista)
Suono
Mirko Guerra, Ted Martin Consoli (Fonici); Mirko Guerra (Editing e mix audio).
Operatore
Enrica Tosi, Cinzia Gillono, Edoardo Valsania, Massimo Viscardi
Altri credits

Mario Brusa (Direttore artistico), Michele Burgay, Gianni Oliva (Dialoghi), Mario Brusa (Direzione del doppiaggio); Brando Testa (Fonico del doppiaggio), Andrea Dicredico (Supervision audio), Irene Mincuzzi (Amministrazione), Stefano Baù, Simone Pirola, Luciano Scanu, Fulvia Cavalli (Logistica)

Interpreti

Roberto Accornero, Mario Brusa, Gianni Oliva, Delia Duran, Massimo Giannini, Alex Belli

Organizzatore generale
Annalisa Zanni
Produzione esecutiva
Deltanove, Videodelta
Produzione
Fondazione Vittorio Bersezio
Ultimo aggiornamento: 01 Marzo 2024