Nel desolato paesaggio rurale della Lucania, una comunità di contadini degli anni Cinquanta permane in un tempo indefinito, mentre altrettanti personaggi contemporanei ne abitano le rovine, sopravvivendo disincantati alla fine dei grandi sogni del Novecento. I primi lottano per fondare una civiltà contadina moderna, i secondi affrontano un futuro post rurale, facendo i conti con le lotte perse dalle generazioni precedenti tra i poderi dei borghi della Riforma agraria che costellano le colline sinuose del grano. L’urlo della solitudine passa attraverso il canto, che va a comporre un racconto polifonico di episodi e trame che mettono a confronto le diverse epoche, in un movimento della storia che è innanzitutto di attraversamento geografico di un territorio ormai spopolato, ma ancora fertile. La parola poetica prende corpo anche nei gesti, nelle pratiche millenarie della cultura materiale, nel rapporto spezzato con lo Stato e nel sogno infranto dell’altrove industriale.

Uno si distrae al bivio nasce da un percorso di ricerca che, attraversando il paesaggio rurale del Sud Italia, si interroga sulle sue trasformazioni culturali e sociali nel secondo Novecento. Il film è dedicato a Rocco Scotellaro, simbolo di una giovinezza interrotta e di un mondo contadino in dissoluzione. La narrazione mette in dialogo l’eredità di quella civiltà con il presente spopolato e disilluso della Basilicata contemporanea, emersa alla coscienza collettiva solo dopo la narrazione di Carlo Levi in "Cristo si è fermato a Eboli". Il racconto si apre poi verso l’altrove industriale piemontese, luogo simbolico di approdo e di frattura, dove si è consumata la speranza di un riscatto collettivo. Le rovine della fabbrica torinese diventano così specchio di un’altra giovinezza tradita, in un controcampo visivo e simbolico con i borghi della Riforma agraria. Il film intreccia archivio e riprese contemporanee, in una narrazione che riflette sul legame tra appartenenza, memoria e perdita.

Regia
Alessandra Lancellotti
Soggetto
Alessandra Lancellotti
Sceneggiatura
Alessandra Lancellotti
Fotografia
Tomas Rigoni
Montaggio
Esmeralda Calabria
Costumi
Antonio Tomacci
Musica originale
Héctor Cavallaro, Antonio Guastamacchia
Suono
Mario Pepe, Michele Leucci; MusicLab, Giovanni Corona (montaggio sonoro); ImagoVFX (Mix)
Operatore
Paolo Fedele (Assistente)
Altri credits

Enrico Masi (Supervisione artistica e sonora); Antonio Guastamacchi (Interprete musicale); Melita Mandalà (Ricerche d'archivio); Marianna Gaetani (Script Editor); Carmine Cassino (Location Manager); Alessandro Lestino (Produzione musicale); Alessandro Spuntarelli (Color Correction); Sergio Ragone, Marta Franceschetti (Ufficio Stampa); Maurizio Villata, Filomena Fedele (Fotografi di scena).

Comitato scientifico: Oscar Iarussi, Sergio Pace (Politecnico di Torino - Dipartimento di Architettura e Design), Donato Verrastro (Università degli Studi della Basilicata - Dipartimento per l’Innovazione Umanistica Scientifica e Sociale), Carmine Cassino (Università degli Studi della Basilicata - Dipartimento per l’Innovazione Umanistica Scientifica e Sociale), Marco Gatto (Università della Calabria - Dipartimento di Studi Umanistici).

Interpreti

Donatello Fidanza, Rocco Fidanza, Antonio Guastamacchia, Eva Immediato, Giuliano De Felice, Mauro De Felice, Giuseppe De Felice, Luca Pusceddu, Daniele Onorati, Canio Dario Pepe, Giuseppe Antonio Colangelo, Giorgia Palmucci.

Produzione esecutiva
Giuseppe Fedele
Produttore
Stefano Migliore
Produzione
Caucaso
con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund - produzione giugno 2025
Assistente al montaggio
Carlotta Guaraldo
Assistente alla regia
Tecla Chiomio
Assistente di produzione
Francesca Del Mondo, Lidia Pantone, Rocchina Mecca
Ultimo aggiornamento: 08 Settembre 2025