Torino, un pomeriggio dell'inverno 1931. Giulio, un ragazzo di diciotto anni, ricopia su un registro, con severa attenzione, cartelle cliniche delle ricoverate del Regio Manicomio Femminile di Città. Siamo nella grande biblioteca del nosocomio. Questo lavoro pomeridiano è il compito che il padre Ettore, Economo Capo di tutti i manicomi provinciali, gli ha affidato. Il sogno di Ettore, che vive con la moglie e figli in un appartamento nel manicomio, è, infatti, quella di vedere Giulio crescere nella sua stessa professione amministrativa. Il ragazzo, però, comincia ad avvertire i turbamenti dell'età, sottolineati dall'amicizia con un estroverso compagno di scuola. Un giorno giunge una giovane ricoverata, una ragazza sui vent’anni: Margherita. Questa è molto differente dalle donne che sono lo spettacolo che Giulio ha quotidianamente sotto gli occhi. Quando dalla finestra della sua stanza osserva il viale alberato dove passeggiano le ammalate scorge solo vecchie contadine, prostitute luetiche, donne avvilite dall’età e dalla follia. Giulio insomma è in quella condizione dell'età dove si avverte l'esigenza di uscire allo scoperto, di affermare la propria individualità, ma non sa come fare. Un’avventura amorosa, la presa di consapevolezza, gli daranno l’opportunità di uscire dalla propria condizione verso una più completa e matura felicità. Il film è liberamente ispirato all’adolescenza torinese di Giulio Carlo Argan.

«Nel 1976 ero a Torino per girare un telefilm per la Rai e una scena era ambientata all'interno del manicomio che a quei tempi già era un ex-manicomio visto che era stato chiuso. Per terra trovai due rubriche con i nomi delle ammalate entrate in cura nel 1930 e nel 1931. Le ho lette, le ho ordinate e, una volta trovato un editore, le ho pubblicate in un mio libro. Poi, ancora una volta per caso, ho scoperto che Argan proprio in quegli anni viveva lì. L'ho incontrato, abbiamo chiacchierato a lungo e lui stesso mi ha dato preziose informazioni che mi sono servite per la sceneggiatura del film»
(C. Bondì)

Regia
Claudio Bondì
Soggetto
tratto dal romanzo "Torino, via Giulio 22. Diario di un manicomio femminile" di C. Bondì
Sceneggiatura
Claudio Bondì, Alessandro Ricci
Fotografia
Roberto Meddi (Direttore della fotografia); Paola Emanuel (fotografo di scena)
Montaggio
Nicola Barnaba
Scenografia
Simona Garotta (Scenografa); Osvaldo Desideri (supervisione); Vincenza Trentanelli (aiuto attrezzista); Luigi Avogadro (costruttore)
Costumi
Francesca Arcangeli (Costumista); Nunzia Palmieri (aiuto costumista); Francesca Campanella (sarta)
Musica originale
Lamberto Macchi
Suono
Marco Tidu, Fabio Santersanti (Fonici); Maurizio Grassi (microfonista)
Operatore
Lorenzo Senatore (Operatore); Simon Luca Chiotti (aiuto operatore).
Truccatori e parrucchieri
Nadia Ferrari (capo trucco). Raffaella Alpignano (parrucchiera).
Aiuto regia
Giovanni Arcangeli
Altri credits

Adriano Bassi, Mara Cereda e Francesco Beltrame (Segretari di produzione).

Interpreti

Alessandro Pelizzon (Giulio), Roberto Accornero (Ettore Altan), Giorgia Porchetti (Bianca), Francesca Vettori (Luisa Levi), Tatiana Lepore (Margherita), Roberto Zibetti (Sturano), Paola Roman (Emma), Piero Ferrero (Smemorato), Bruno Gambarotta (Nonno)

Direttore di produzione
Stefano Benappi, Ladis Zanini
Produzione esecutiva
Patrizia Tallarico
Produttore
Alessandro Verdecchi, Vincenzo Verdecchi
Co-produttore
presentato da Veradia Film s.r.l.
Produzione
Orango Film Distribuzione (Roma)
con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte
Distribuzione
Orango Film
Assistente scenografo
Assistente alla regia
Alessandro Casale
Vendite internazionali
Verdecchi Film
Premi e festival

- Chieti Film Festival 2000: Premio Migliore Film
- Toronto Italian Film Festival 2004: Panorama
- Cairo International Film Festival 2002: Festival of Festivals
- Annecy Cinema Italien 2001: Panorama

Ultimo aggiornamento: 31 Luglio 2023