I fratelli Messina sono i proprietari di Yesmoke, una piccola fabbrica di sigarette con sede a Settimo Torinese, in Piemonte, Italia.
Inizialmente Yesmoke.com era un sito online per la vendita di sigarette con sede a Balerna, zona franca svizzera, ma gestito da Mosca, luogo dove nel 1999 i due italiani risiedevano e dove tutto ebbe inizio. Ogni giorno migliaia di persone comprava stecche di Marlboro, Camel e Lucky Strike online a un prezzo stracciato. Ben presto i due fratelli arrivarono a fatturare 100 mln di dollari l’anno. Sembrava avessero creato un sistema di business innovativo e legale, quando Philip Morris decise di fare loro causa per 550 mln di dollari. Inizialmente, i due fratelli ignorarono la causa e continuarono a soddisfare le richieste dei loro clienti fino a quando nel 2004, grazie all’aiuto del governo americano, la Philip Morris riuscì a fermare il loro business.
Costretti a chiudere il sito, i due fratelli decisero di mettersi in proprio con l’obiettivo di dar filo da torcere al gigante americano del tabacco.
Nel 2007 i Messina fondano la Yesmoke in Italia, ma il loro modo di fare non piace allo Stato Italiano e i due si ritrovano a lottare contro un sistema; decidono quindi di “fare la guerra” anche allo Stato, citandolo in giudizio…
In uno stile da gangster movie, il documentario racconta una battaglia sul libero mercato attraverso gli occhi di due insiders della vendita di sigarette, mentre in tutto il mondo si cerca di promuovere una nuova era di “no-smoking”…
Chi vincerà questa battaglia?

Due fratelli cercano di “fare le scarpe” alle grandi multinazionali del tabacco, questo è lo scenario del film documentario.

In realtà, quello che ho voluto raccontare è la vita dei due fratelli, il loro modo di pensare e di porsi di fronte alle regole. Ho scelto la loro storia perché mi sembrava paradigmatica di un certo modo di fare oggi business. Un business spesso non curante delle conseguenze e della correttezza, cosa che ritroviamo in molti altri settori, non solo nel tabacco, e che a ben guardare è stato la causa della stessa crisi bancaria di cui oggi subiamo le conseguenze. In questo mondo si opera in regime di opportunità più che di legalità.

Per certi versi però i fratelli Messina si pongono proprio in antitesi a questo sistema consolidato. I due fratelli parrebbero rappresentare un’estremizzazione purista del capitalismo, cioè il voler fare impresa più che profitto. La forza che li muove è l’avventura, il correre sempre e non fermarsi mai, il profitto non è visto come un fine, ma come un metro di giudizio in una gara molto più importante: fare qualcosa di grande, lasciare un segno nella storia, essere ricordati.

Se per soddisfare tale ambizione bisogna vendere sigarette, si vendono sigarette, non c’è una particolare vocazione per un’attività piuttosto che un’altra. Le regole possono essere ignorate oppure riscritte e il campo da gioco può variare all’occorrenza.

La partita che hanno scelto di giocare, si gioca su un terreno molto ambiguo, quello del tabacco. Un mondo fatto di favoritismi, corruzione, evasione fiscale, mancanza di controlli sulla qualità e sugli ingredienti e che trova spesso governi e multinazionali in perfetta armonia tra loro. La stessa guerra al tabacco tanto decantata dai governi e dalle commissioni di tutto il mondo non trova molti riscontri nelle misure reali da questi adottate, ma rimane relegata ad una campagna più mediatica che legislativa. Del resto i governi difficilmente possono fare a meno delle enormi entrate fiscali che questo settore garantisce loro.

I fratelli Messina cercano in tutti i modi di denunciare e scardinare il sistema lobbistico delle multinazionali del tabacco, in realtà parallelamente stanno facendo anche loro un proprio percorso lobbistico, con altri parametri e altri paradigmi, forse, ma che avrà gli stessi effetti. Noi possiamo valutarli entrambi. Non credo che ci sia un meglio o un peggio, credo che ci sia un nuovo ed un vecchio, un piccolo ed un grande, un emergente ed uno affermato. Qui non abbiamo personaggi definibili positivi o negativi tout-court, abbiamo personaggi che operano nel regime dell’opportunità.

Il mio obbiettivo, affrontando questa vicenda è, in maniera più ampia, porre delle questioni sul mondo del business odierno e la sua mancanza di scrupoli, il suo essere disposto a tutto per primeggiare e annientare la concorrenza, sia essa una multinazionale o una piccola fabbrica di Settimo Torinese.


Michele Fornasero

Regia
Michele Fornasero
Soggetto
Michele Fornasero
Sceneggiatura
Michele Fornasero
Fotografia
Paolo Ferrari (a.i.c.)
Montaggio
Jesper Osmund, Marco Rezoagli
Musica originale
Giorgio Giampà
Suono
Gigi Miniotti
Operatore
Alberto Airola
Altri credits

Great Temptation - Vincent Favrat, Thierry Baujard, Pablo Carrera (Film music financing & services) - José Palermo (Macchinista).

Studio Pandora (Animazione 3D)

Interpreti

Carlo Messina, Gianpaolo Messina

Produzione esecutiva
Silvana Bezzola (RSI) (Commissioning Editor)
Produttore
Simone Catania (Indyca, ITA) / con Elda Guidinetti, Andres Pfaeffli
Co-produttore
Elda Guidinetti, Andres Pfaeffli (Ventura film, CH) - Majade Filmproduktions Gmbh (Germany)
Produzione
Indyca (Torino), Ventura Film (Svizzera), in collaboration with Majade film produktions, in co-production with RSI
with the support of MEDIA development, with the support of Film Commission Torino Piemonte, Città di Torino, Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario - sviluppo maggio 2011 - produzione dicembre 2011)
Distribuzione
I Wonder Pictures
Vendite internazionali
CG Entertainment
Premi e festival

nelle sale cinematografiche dal 5 marzo 2015

Ufficio stampa: Giulia Gaiato

In concordo nella sezione "Documentari" ai David di Donatello 2015-2016
Il mese del Documentario 2015: Vincitore del premio del pubblico.
Thessaloniki Documentary Film Festival 2015:
Stories to Tell.
Festival dei Popoli 2014: Panorama.
Visions du Reel 2014: Etat d'Esprit - C-Side Prize.

Contatti
Indyca - Simone Catania
Ultimo aggiornamento: 23 Aprile 2021