Matteo è un bambino che vive in un paesino della pianura padana, circondato da bare. La sua famiglia gestisce una storica ditta di pompe funebri e un giorno toccherà a lui ereditarla. Matteo, però, ha in mente qualcos’altro: di fronte a tanto non senso, sogna di diventare un eroe luminoso.
Nelle assolate praterie dell’Andalusia, un vitellino è appena nato: Fandango non lo sa, ma la sua particolare genetica l’ha condannato a diventare toro da corrida ben prima che nascesse.
Matteo e Fandango crescono in mondi distanti eppure paralleli, ma la sorte ha deciso per loro che un giorno debbano scontrarsi in un’arena di fronte a migliaia di persone.
Matteo e Fandango crescono in mondi molto diversi eppure le loro vite si specchiano l’una nell’altra. Entrambi lasceranno l’infanzia per diventare adolescenti e poi adulti, sperimentando le stesse gioie e le stesse sofferenze della crescita: la perdita della madre, l’amicizia e la solitudine, la lotta per la sopravvivenza, la morte che li circonda e attanaglia a ogni momento.
Ma chi è chi in questo continuo gioco di specchi, echi e rimandi?
Come in una tragedia greca antica, Matteo e Fandango sono destinati a interpetrare il ruolo assegnatogli in sorte. Il torero e la bestia si scontreranno in un duello mortale sotto gli sguardi di migliaia di persone venute a prendere parte allo spettacolo rituale, del tutto incuranti della loro storia e della loro esistenza come individui. Tutto era già scritto, ma nessuno dei due, in maniera diversa, è stato libero di decidere.